Frances Anne (Fanny) Kemble (1809-93)
Frances Anne Kemble nacque il 27 novembre 1809 a Londra in una famiglia di artisti: il padre, Charles Kemble, era attore e manager teatrale, la madre attrice, la sorella Adelaide era considerata una talentuosa cantante e gli zii paterni John Philip Kemble e Sarah Siddons furono rispettivamente il maggiore tragediografo e la più grande attrice della loro generazione. Fu educata a Bath e in Francia, senza però cimentarsi nella lettura di Shakespeare se non a partire dall’adolescenza.
Nel 1829, a causa delle precarie condizioni economiche della famiglia dovute alla prossima bancarotta del Covent Garden Theatre, di cui il padre era manager, Fanny fu spinta a diventare attrice. Nonostante non avesse mai calcato nessun palcoscenico prima di allora, debuttò il 5 ottobre 1829 come Giulietta, al fianco dei genitori nei ruoli di Mercuzio e Lady Capuleti. Grazie al suo talento, l’afflusso a teatro crebbe tanto da posticiparne la chiusura. Seppur non dotata di una bellezza tradizionale, trovò nel carisma un modo alternativo per ammaliare il pubblico e per sopperire alla mancanza di tecnica che traspariva soprattutto nelle interpretazioni dei grandi ruoli shakespeariani, nei quali si era precedentemente cimentata la zia Sarah Siddons, con la quale nascevano spontanei paragoni. Grazie alle sue grandi capacità di apprendimento, riusciva a imparare molto velocemente nuove parti e presto iniziò a recitare un ruolo diverso ogni mese; si ricordano le interpretazioni da protagonista in Venice Preserv’d, tragedia di Thomas Otway, The Grecian Daughter, tragedia di Arthur Murphy e The Provoked Husband, commedia di Colley Cibber (basata su frammenti di John Vavbrugh). Successivamente, accanto ai ruoli canonici di Lady Macbeth, Portia, Beatrice e Constance, recitò in un adattamento di The Stranger di August von Kotzebue. Il ruolo in cui si distinse e con il quale raggiunse un più stabile successo fu quello di Julia in The Hunchback di James Sheridan Knowles del 1832, scritto appositamente per lei, nonostante la commedia fosse il genere in cui meno si sentisse a proprio agio. Giunse persino a recitare in un dramma storico, da lei scritto e recitato, dal titolo Francis the First (1833), che non ottenne però il successo sperato, nonostante il suo nome e la sua fama.
Non bastarono i grandi risultati raggiunti durante la sua carriera a far amare davvero a Kemble la recitazione, che ella considerò sempre inferiore rispetto alla poesia e al romanzo. Per questo, intendeva abbandonare la professione (che reputava, secondo quanto scrisse in Record of a Girlhood, una violazione della dignità della donna, costretta a vivere sotto lo sguardo e sulla bocca di tutti) non appena raggiunta una certa sicurezza economica.
A causa di problemi economici dovuti all’abbandono dei teatri da parte del pubblico (che preferiva in quel periodo il teatro di varietà, le cosiddette music halls), nel 1832 Fanny e suo padre partirono per un tour americano della durata di due anni. Debuttarono a New York presso il Park Theatre in settembre. Le critiche non furono sempre positive, soprattutto per problematiche dovute all’impatto tra culture, ma in generale si riconobbe che i Kemble erano i primi veri grandi attori a calcare i palcoscenici americani. Seguì un tour biennale delle maggiori città del Continente, il cui successo fu legato anche e soprattutto alle interpretazioni di Fanny. Nel 1835 pubblicò due volumi del suo diario, che suscitarono contrariate reazioni nei lettori, ma che restano memorabili per la freschezza dello stile e l’acutezza delle sue osservazioni.
A Philadelphia conobbe Pierce Butler, erede di piantagioni in Nord Carolina e Georgia. Il corteggiamento lo portò a seguire i Kemble nel loro tour, fino a che la ragazza non decise di accettare la sua proposta di matrimonio. L’unione venne celebrata nel 1834 proprio a Philadelphia; come da patti, Kemble continuò a recitare per le due settimane successive alla cerimonia, per poi ritirarsi (con grande sollievo da parte sua) dalle scene. La vita coniugale non fu però come Kemble si era prospettata, sia perché la sua discendenza non aristocratica non era vista di buon occhio dai Butler, sia, soprattutto, perché il suo pensiero abolizionista si scontrava con lo sfruttamento degli schiavi perpetrato nelle piantagioni. Durante una permanenza di quattro mesi nella piantagione di famiglia in Georgia, ebbe modo di vedere in prima persona le condizioni degli schiavi, e nonostante suo marito fosse un padrone magnanimo (rispetto alla norma) nulla le impedì di riconoscere l’orrore di un sistema che vedeva nel possesso di un altro essere umano il proprio fondamento e guadagno. Dei pochi mesi trascorsi alla piantagione tenne un diario che vide la luce solo nel 1863 dal titolo Journal of a Residence on a Georgian Plantation in 1838-1839. Del testo venne evitata la diffusione negli stati americani del Sud, dove giunse, infine, contribuendo ad alimentare la diffidenza nei confronti di una straniera che intendeva intromettersi negli affari di una società così diversa dalla sua.
I differenti punti di vista sulla questione misero in crisi un matrimonio già instabile, che portò Kemble a viaggiare per lunghi periodi, nel tentativo di ridare vitalità al rapporto attraverso un tempo di separazione. Kemble viaggiò in Inghilterra tra il 1840 e il 1843 e poi di nuovo nel 1845. Durante questi anni tentò di ignorare le prove dei costanti tradimenti da parte di Butler, ma prove indicano che già nel 1847 cercò in più modi mezzi di sostentamento alternativi in caso di un futuro naufragio della relazione. Riprese a recitare per poco tempo nelle province inglesi, fino a tornare sui palcoscenici londinesi al fianco di uno dei maggiori attori dell’epoca, W.C. Macready. Successivamente riuscì a trovare un percorso affiliato ma diverso dalla recitazione, che occupò almeno quindici anni della sua vita: la lettura e interpretazione in solitaria di opere shakespeariane.
Poco dopo la prima di queste letture, Kemble e Butler divorziarono e la tutela delle figlie avute dalla coppia venne affidata al padre. Kemble riprese la propria carriera e mise in scena rappresentazioni sia in Inghilterra che in America, dove riscontrò un discreto successo soprattutto negli ambienti puritani, dove ne venne apprezzata la teatralità scevra di associazioni al palcoscenico. Nonostante non fosse né la sola né la prima a cimentarsi in letture di opere teatrali a una sola voce (sperimentata persino dal padre e dalla zia Sarah Siddons), fu sicuramente una delle interpreti più abili nel panorama dell’epoca, fino al ritiro dalle scene avvenuto nel 1863. Nel trentennio successivo si divise tra l’Inghilterra, Philadelphia e il suo cottage in Massachusetts.
A Londra riallacciò i contatti con le personalità più in risalto dell’epoca e visse nell’alta considerazione della società di cui rientrò a far parte. Si cimentò in opere teatrali e romanzi, ma della sua produzione si ricordano principalmente le opere autobiografiche: il già citato Journal of a Residence on a Georgian Plantation in 1838-1839, Record of a Girlhood (1878) e Records of Later Life (1882).
Morì a Londra nel 1893.
Bibliografia
https://www.britannica.com/biography/Fanny-Kemble “Fanny Kemble, Enciclopedia Britannica” [Ultima Consultazione 09/01/2020]