Elizabeth Inchbald (1753-1821)
Elizabeth Inchbald nacque nel 1753 a Stanningfield, nel Suffolk, presso una numerosa famiglia di agricoltori cattolici. Sua madre, donna indipendente ed abile amministratrice delle finanze familiari, in seguito alla morte del padre, costituì per Elizabeth un importante modello al quale ispirarsi.
Fin da bambina Inchbald entrò in contatto col mondo del teatro e della recitazione, in quanto i genitori erano soliti frequentare l’ambiente teatrale e riunirsi con tutta la famiglia per leggere testi drammatici. La passione per la recitazione e il fascino esercitato su di lei da quel mondo la spinsero a trasferirsi a Londra per intraprendere la carriera di attrice, ma incontrò non poche difficoltà ad inserirsi nell’ambiente. Fu probabilmente per opportunismo che decise di accettare la proposta di matrimonio dell’attore trentasettenne Joseph Inchbald, il quale avrebbe potuto aiutarla ad avere successo.
Il suo debutto a teatro avvenne nel 1772 con il ruolo di Cordelia, e fino al 1776 la coppia recitò nella compagnia teatrale di West Digges, spostandosi in diverse città della Scozia. Inchbald non diventò mai una grande attrice, probabilmente a causa della sua fastidiosa balbuzie che non riuscì mai del tutto a camuffare, ma il contesto teatrale le diede la possibilità di conoscere da vicino i delicati equilibri di quel mondo competitivo e prettamente maschilista. I primi anni di matrimonio furono abbastanza difficoltosi, sia per la vita girovaga che conducevano, sia a causa della sua avvenenza e del suo carattere intraprendente, che la portava a cercare in primo luogo indipendenza economica.
Nel 1776 la coppia fu costretta ad abbandonare la compagnia di Digges in seguito ad un litigio di Joseph con alcuni spettatori che avevano interrotto una rappresentazione teatrale. Si trasferirono dunque in Francia, dove Joseph iniziò a lavorare come pittore ed Elizabeth si dedicò allo studio del francese, che le fu molto utile in seguito, permettendole di tradurre ed adattare testi in lingua. A causa di alcune difficoltà di natura economica, la coppia fece ritorno in Inghilterra, dove furono ingaggiati dalla compagnia teatrale di Joseph Younger, a Liverpool. Due incontri di vitale importanza per Inchbald furono quello con l’attrice Sarah Siddons, e quello con il fratello John Philip Kemble, attore e manager teatrale, col quale ebbe una forte intesa intellettuale oltre che affettiva, di natura probabilmente platonica.
In seguito alla morte del marito, avvenuta nel 1779, Elizabeth si trovò nuovamente sola ad affrontare il mondo del teatro, pieno di pregiudizi nei confronti delle giovani donne. Nonostante avesse molti ammiratori, Inchbald decise di non risposarsi, riuscendo sempre a mantenere la propria autonomia e a salvaguardare la propria reputazione. Per tutta la vita preferì dedicarsi alla carriera di drammaturga, scrittrice e attrice facendo del suo meglio per ottenere la retribuzione migliore e aiutare la sua numerosa famiglia di origine.
Ottenne un contratto nella compagnia di Thomas Harris, manager del teatro di Covent Garden e per ben 17 anni lavorò come attrice interpretando ruoli shakespeariani e comparendo sia in commedie che in tragedie. Tuttavia non riscosse mai un grande successo come attrice e, in seguito, decise quindi di scrivere per il teatro. Nel 1779 iniziò a comporre una serie di farse, e nel 1784 venne messo in scena il suo A Mogul Tale, molto apprezzato dal pubblico, tanto da permetterle, per la prima volta, di essere riconosciuta ed applaudita come autrice. Quello di Inchbald può essere definito a tutti gli effetti come un caso unico nel suo genere, essendo stata sia attrice che scrittrice, in grado di sfruttare il sistema a proprio vantaggio. Questa doppia carriera fu infatti una vera e propria anomalia per l’epoca, e altrettanto straordinaria fu la sua abilità nel gestire i non facili rapporti con colleghi e impresari scomodi.
Inchbald, insieme a molte altre drammaturghe, stavano diventando una presenza sempre più importante nel panorama teatrale inglese della seconda metà del diciottesimo secolo, e non erano più disposte ad accettare quel ruolo di secondo piano che fino a quel momento era stato loro imposto.
Tra i maggiori successi di Inchbald si ricordano le commedie I’ll Tell You What e Appearance is Against Them, entrambe rappresentate nel 1785. In breve tempo divenne una delle più celebri drammaturghe della sua epoca e molto probabilmente la più pagata. Una sua grande abilità fu quella di riuscire ad affrontare una grande varietà di temi, cimentandosi sia in farse leggere che in drammi dove affrontava temi impegnati, quali la tirannia e il sovraffollamento delle carceri. Trattò spesso la questione del matrimonio, sia in maniera frivola e maliziosa, come in To Marry, or not to Marry, sia muovendo critiche alle strutture sociali dell’epoca, come in Everyone Has His Fault. Inoltre in opere quali Next Door Neighboors denunciò le drammatiche condizioni dei ceti popolari, e ridicolizzò gli sprechi e la vanità dell’aristocrazia.
Sono i personaggi femminili i protagonisti delle opere di Inchbald; emancipati, forti e indipendenti. Il femminile ha sempre avuto una posizione di rilievo nelle sue opere, dove l’autrice alternava donne forti e dominatrici a donne più deboli, vittime della società patriarcale. Con grande maestria Inchbald ha saputo utilizzare strutture e temi della commedia con lo scopo di presentare—filtrati ma non eccessivamente mascherati—messaggi la cui valenza radicale non può essere negata. La vita e le opere di Inchbald sono costantemente caratterizzate da un dualismo, oscillando costantemente tra radicalismo politico e difesa della moralità, scandalo e convenzione, e contribuendo a creare un’immagine della scrittrice allo stesso tempo puritana e trasgressiva, inibita e spregiudicata.
Una volta abbandonata la carriera di attrice, riuscì a dedicarsi maggiormente alla sua attività di romanziera. Il periodo della stesura dei romanzi A Simple Story e Nature and Art coincise con la maturità artistica e letteraria dell’autrice, e con il momento in cui entrò in contatto con due personaggi molto significativi, William Godwin e Thomas Holcroft. Inchbald frequentò ambienti giacobini, all’interno dei quali era molto attiva, e fu profondamente influenzata da Godwin e Holcroft da un punto di vista intellettuale, politico e ideologico. Il giacobinismo della scrittrice non è tuttavia privo di ambiguità ed elementi contradditori, e la sua opera Nature and Art può essere considerata a tutti gli effetti il manifesto del cosiddetto giacobinismo inchbaldiano. Probabilmente Inchbald si sentiva più libera come romanziera che come drammaturga, anche se era consapevole che la libertà della quale godeva era limitata, e delle pressioni alle quali doveva sottostare.
Nell’opera The Massacre, a cui stava già lavorando qualche anno prima di Nature and Art, si può osservare quello che viene definito come straniamento linguistico; le parole vengono infatti ricondotte al loro significato originario e svestite dalla loro copertura di mistificazioni e alterazioni messe in atto dalle classi dirigenti. Terminata nel 1792, non sfuggì alle critiche e alle censure a causa delle specifiche connotazioni politiche. Essendo la sua unica tragedia, si discosta dai temi affrontati nelle commedie; ambientata forse nel 1752, rimanda ai massacri avvenuti nella notte di San Bartolomeo e alle vicende rivoluzionarie francesi. Si configura come un manifesto di denuncia della violenza e della sofferenza causata dalla guerra che finisce sempre con il colpire i più deboli e indifesi, le donne ed i bambini. Viene inoltre sottolineata l’opposizione tra l’ambito del privato e del pubblico. Secondo Inchbald il privato (comunemente associato al femminile) dovrebbe essere unito al pubblico (tipicamente maschile), poiché la ragione senza la valutazione delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri individui non porta ad altro che alla ferocia e alla sopraffazione.
Nel giugno 1798 iniziò la traduzione di un’opera teatrale tedesca Das Kind der Liebe (1790) di August Friederich von Kotzebue. La adattò alle scene inglesi intitolandola Lovers’ Vows, apportando modifiche sia di tipo formale che strutturale. L’opera divenne più breve, più umoristica e meno sentimentale, i dialoghi più brillanti, e la rivisitazione del titolo mitigò il tono triste e malinconico della composizione.
Non mancarono certamente gli attacchi della critica, ma il pubblico l’accolse calorosamente. Questo doppio metro di giudizio fu causato soprattutto dalle accuse ad August von Kotzebue di presunto giacobinismo, accuse mosse anche alla stessa Inchbald, come più volte denunciato su articoli e riviste dell’epoca.
Si possono osservare delle somiglianze tra la protagonista di quest’opera e quella di A Simple story (1791), entrambe donne forti, ribelli, che sfidano apertamente le convenzioni sociali. All’interno di questo romanzo innovativo i personaggi si comportano in maniera ben più ardita rispetto alla successiva opera teatrale. Inoltre, si rimandava ad una denuncia delle ingiustizie dell’ordine sociale; la protagonista infatti è la rappresentazione della donna schiacciata dal peso degli eventi, ai quali non può sfuggire. Attraverso una lenta discesa nell’anticlimax si può comprendere appieno la sua visione pessimistica e sconsolata riguardo la condizione del femminile nella società.
Lovers’ Vows venne pubblicato dopo la prima performance al Covent Garden nel 1799, e venne messo in scena al Theatre Royal di Bath tra il 1801 e il 1805. Forse proprio in quel periodo attirò l’attenzione di Jane Austen che lo volle inserire tra i private theatricals all’interno di Mansfield Park (1814). Il play di Inchbald fu utilizzato per rappresentare alcune caratteristiche del romanzo, quali l’alternanza tra propriety e trasgressione dettata dal desiderio, incarnata dai due personaggi femminili principali.
Le opere di Inchbald, e le rispettive eroine, furono molto diverse fra loro ma, a detta dell’autrice stessa, l’opera Lovers’ Vows risulta essere mistificante poiché eccessivamente ottimista. Nella vita reale, infatti, le donne hanno veramente successo solo grazie all’adeguamento alle convenzioni sociali, come accade alle protagoniste di A Simple Story.
Il suo animo combattivo ma ormai stanco si spense a Kensington House nel 1821, a causa di una malattia. Nonostante l’oblio durato centinaia di anni a cui la maggior parte delle scrittrici romantiche sono state costrette, Inchbald è stata riscoperta, studiata e apprezzata per le sue opere e per il modo rivoluzionario con cui affronta il mondo femminile e le sue tematiche.
Bibliografia
Farese, Carlotta. Elizabeth Inchbald: Scandalo e convenzione. Romanzo e teatro nell’Inghilterra della Reggenza, Aracne, Roma, 2012.
Manvell, Roger, Elizabeth Inchbald: A Biographical Study , University Press of America, 1987.
https://www.britannica.com/biography/Elizabeth-Inchbald “Elizabeth Inchbald”, Encyclopaedia Britannica [Ultima consultazione il 09/01/2020].