Sarah Siddons (1755-1831)
Sarah Siddons (1755-1831) nacque a Brecon il 5 luglio 1755, primogenita di Roger e Sarah Kemble. Il padre fu attore e manager di una compagnia itinerante, e anche il nonno materno era stato a sua volta manager di un teatro di provincia. Grazie al sostegno della madre, una donna dal carattere forte e indipendente, Sarah poté frequentare la scuola nei luoghi in cui la compagnia si fermava per le rappresentazioni, ricevendo quindi una buona istruzione. In quanto componente della rinomata famiglia Kemble, Sarah ebbe contatti con il mondo del teatro a partire da una tenera età, debuttando nella compagnia itinerante del padre: il suo primo ruolo attestato fu quello di Ariel, nell’opera La Tempesta di Shakespeare, rappresentata alla fine del 1766 a Coventry. Siddons accumulò una vastissima esperienza nel campo della recitazione, soprattutto per quanto riguardava ruoli shakespeariani, diventando non solo l’attrice più in voga della sua epoca, ma anche il modello di riferimento che tutte le attrici aspiravano a raggiungere. Fu proprio frequentando l’ambiente del teatro che Sarah incontrò William Siddons, un mediocre attore di cui presto s’innamorò, scontrandosi con l’ostilità dei genitori che la volevano sposata ad un nobile. Per un certo periodo Sarah lavorò anche come domestica presso una nobildonna nel Warwickshire. Nelle stanze della servitù era solita cimentarsi nella recitazione di poesie di Shakespeare, Milton e Nicholas Rowe e, talvolta, esercitava la sua arte istrionica anche davanti ai suoi datori di lavoro. Sempre nello stesso luogo scoprì il suo talento per la scultura, che continuò a coltivare anche in seguito. Finalmente, nel 1773, i genitori acconsentirono al suo matrimonio con William Siddons.
Nell’estate del 1774 la coppia si trasferì nella città termale di Cheltenham, entrando nella “Chamberlain and Crump’s company”. Qui la sua fama si consolidò grazie alla sua interpretazione magistrale del tragico personaggio di Belvidera in Venice Preserv’d di Thomas Otway: in quell’occasione, influenti esperti di teatro colpiti dalla drammaticità della sua esibizione, riconobbero subito il suo talento e diffusero la notizia del suo successo, che presto raggiunse David Garrick, allora manager del Drury Lane. Nonostante avesse mandato uno dei membri della sua compagnia a controllare che le raccomandazioni fossero fondate, Garrick le propose un contratto soltanto nel 1775. Subito dopo la nascita della secondogenita, la famiglia Siddons si trasferì quindi a Londra, e alla fine del mese di dicembre Sarah fece il suo debutto sulla scena londinese, nel ruolo di Portia, nell’opera The Merchant of Venice (poiché si trattava del suo primo ruolo, venne semplicemente citata nelle locandine come “A Young Lady”). A causa dei pessimi costumi, della soggezione nei confronti del nuovo pubblico e delle maggiori dimensioni del teatro, a cui non era abituata, Siddons non riuscì a dare il meglio di sé nella recitazione e il debutto venne considerato disastroso. La stampa non ebbe parole positive e nei sei mesi successivi Sarah recitò in una serie di commedie, senza tuttavia ottenere il favore della critica, che la reputò inadatta a ruoli comici. Si trovò quindi costretta allontanarsi da Londra, in cerca di un ambiente più favorevole e di condizioni economiche migliori. Mentre era a Birmingham per la stagione estiva del 1776, ricevette la conferma che non sarebbe stata ingaggiata nuovamente da Garrick per il successivo inverno. Cercò così lavoro fuori Londra, trovando ingaggi per compagnie di Liverpool, Manchester e York (come la “Tate Wilkinson’s company”), lavorando instancabilmente per migliorare le sue performance e cominciando finalmente a veder riconosciuto e apprezzato il suo talento per la tragedia.
Nel 1778 Siddons recitò in alcuni importanti ruoli shakespeariani nella compagnia di Joseph Younger a Liverpool, assieme al fratello John Philip Kemble. Fu però nell’autunno del 1778 che la sua carriera finalmente decollò, quando venne scritturata da John Palmer il giovane per il Theatre Royal di Bath. L’anno successivo, a settembre, Siddons si impose sulla scena teatrale, diventando la più ambita e famosa attrice del suo tempo grazie all’interpretazione di quei ruoli che sarebbero poi diventati i suoi cavalli di battaglia: personaggi drammatici delle opere Shakespeariane tra cui Lady Macbeth in Macbeth, la regina Katherine in Henry VIII e Lady Constance in King John. L’interesse crescente manifestato dal pubblico per le sue performance a Bath accrebbe non solo il suo successo teatrale ma anche sociale. Tuttavia, Siddons preferì garantirsi una maggiore scurezza finanziaria e, per tanto, a fine settembre del 1782, si trasferì nuovamente al Drury Lane, cedendo alle insistenti richieste del manager del tempo, Richard Brinsley Sheridan. Il suo nuovo debutto sul palcoscenico del Drury Lane, il 10 ottobre del 1782, fu, diversamente dal primo, un grande successo. Recitando nei panni della protagonista nella versione di Garrick dell’opera Isabella, or, The Fatal Marriage di Thomas Southerne, convinse pubblico e critica, rimasti folgorati dalla performance e dal rinnovamento del suo stile recitativo. Fu così che scoppiò la cosiddetta “Siddons Mania”. Altri ruoli importanti di quell’autunno furono Euphrasia in The Grecian Daughter di Arthur Murphy, e Jane Shore nell’omonima opera di Nicholas Rowe.
Le sue performance sono rimaste famose per il forte effetto che avevano sul pubblico; oltre alle lacrime, si narra di episodi di svenimento e crisi isteriche. Queste estreme reazioni emotive erano dovute alla sua grande capacità di attrice e alla sua notevole presenza scenica, ma erano probabilmente anche influenzate dall’effetto catartico derivato dall’immedesimarsi degli spettatori in alcuni dei suoi personaggi tragici (fra i quali figuravano molte donne innocenti, vittime del mondo maschile, che rispecchiavano la condizione femminile nella società del tempo). Attorno alla figura di Siddons, inoltre, si formò presto una venerazione che la rese oggetto di culto. Era molto apprezzata in società e ricevette l’onore di essere invitata a leggere a corte.
Nell’estate del 1783 recitò a Dublino allo Smock Alley Theatre, per poi ritornare nell’autunno al Drury Lane. A partire dall’anno successivo, iniziò a fare dei tour nel nord dell’Inghilterra e della Scozia, che portò avanti nei successivi dieci anni. Siddons lavorò sempre strenuamente, anche quando i suoi guadagni erano ormai piuttosto ingenti – forse anche a causa dell’inettitudine del marito nella gestione delle sue finanze, delle quali, in quanto donna, non poteva disporre personalmente.
Dopo il debutto al Drury Lane del fratello John Philip Kemble, i due recitarono insieme in numerosi spettacoli, fra i quali The Gamester di Edward Moore e King John di Shakespeare – in cui spiccò per la sua eccezionale interpretazione del ruolo secondario di Lady Constance. Sarah impersonò magistralmente diverse eroine tragiche shakespeariane, tra cui ricordiamo Lady Macbeth in Macbeth nel 1785, Volumnia in Coriolanus nel 1787, Katherine in Henry VIII nel 1788, e Hermione in The Winter’s Tale nel 1801.
La carismatica figura di Sarah Siddons arrivò a diventare un’icona culturale e sociale, discussa e osannata dalla critica e dal giornalismo teatrale, e diffusa in numerose stampe, dipinti e caricature, che spesso la rappresentavano nei panni dei suoi ruoli più famosi. Uno degli esempi più conosciuti e significativi è il quadro di Sir Joshua Reynolds “Mrs. Siddons as The Tragic Muse” (1784), che fu iniziatore dei cosiddetti “theatrical portraits”. Un altro famoso dipinto “Lady Macbeth seizing the Dagger” (1812) di Henry Fuseli la ritrae nei panni del suo ruolo distintivo, circondandola di un’aura spettrale che ben rappresentava l’effetto che l’interpretazione di Siddons aveva sul pubblico. Le furono anche dedicate diverse poesie, come “The Theatrical Portrait” (1784) di T. Wilkins e “The Tragic Muse” scritta da un anonimo, nel 1783.
Verso la fine del 1780, nonostante la grande fama raggiunta, si presentò a Siddons un periodo di difficoltà, cominciato con un aborto spontaneo e la successiva morte della figlia di sei anni, nel 1788, e seguito nei due anni successivi dalla sua rottura col Drury Lane e dall’inizio delle complicazioni della sua vita matrimoniale. Fu infatti in quegli anni che venne a galla l’infedeltà decennale del marito.
Il 12 marzo 1794, ritornò insieme al fratello John Kemble al Drury Lane, che riapriva dopo la fine dei lavori di ricostruzione e ampliamento. Siddons si trovò nuovamente a dover affrontare, come era accaduto al suo debutto a Londra, un pubblico molto più numeroso e una diversa struttura del palcoscenico, con rinnovati macchinari di scena. Queste modifiche finirono per essere uno svantaggio per Sarah, il cui stile recitativo mal si adattava alle nuove esigenze del teatro. Negli anni ‘90 del 1700 si trovò costretta ad accettare ruoli di minor rilievo, rimanendo al Drury Lane nonostante l’ingente somma di salario arretrato che Sheridan le doveva.
Nonostante la fama dei molteplici ruoli tragici che interpretò durante la sua carriera (“she was tragedy personified” scrisse il critico William Hazlitt), è per la parte di Lady Macbeth che Siddons viene ricordata maggiormente, e che la portò a diventare un’icona da ammirare ed imitare. Ed effettivamente quello fu il suo ruolo più impegnativo, che vide Siddons particolarmente presa ed emotivamente coinvolta. È indiscutibile il suo primato assoluto nell’interpretazione di questo personaggio, che impersonò per la prima vota al Drury Lane nel 1785, e che ripropose per altre venticinque volte nell’arco della sua carriera.
L’interpretazione di Lady Macbeth era così incisiva che arrivava a superare in importanza la performance di John Philip Kemble, suo fratello, che recitò insieme a lei numerose volte nel ruolo di Macbeth. Il suo approccio al complesso personaggio di Lady Macbeth fu un vero e proprio lavoro introspettivo: una commistione di attenta lettura dell’opera in generale e di dura disciplina intellettuale che le permise di capire il personaggio nelle sue sfumature psicologiche più recondite. Siddons fu capace di riconoscere in Lady Macbeth la forza intellettuale e la componente malefica, unite alla bellezza fisica, che, insieme, rendono plausibile la capitolazione di Macbeth per causa sua. Tuttavia, al contrario delle precedenti attrici, invece che sottolinearne la natura malvagia, Sarah cercò di evidenziare aspetti che potessero suscitare la simpatia e la comprensione del pubblico, tracciando per Lady Macbeth una prospettiva psicologica di personaggio a tutto tondo, che potesse ritagliarsi un’autonomia indipendente dalla tragedia di Shakespeare. La versione di Siddons era una Lady Macbeth forte e terribile, piuttosto che una figura fragile, ma manteneva umanità, e con piccole variazioni di copione riuscì a dare al personaggio shakespeariano uno spessore indimenticabile, tanto che Charles Lamb, nel 1812, scriveva che, parlando di Lady Macbeth, era automatica l’associazione con l’attrice (“we speak of Lady Macbeth, while we are in reality thinking of Mrs S.”).
I primi anni del 1800 segnarono l’inizio del declino della carriera di Siddons. Nel marzo del 1802 preparò il suo ultimo nuovo ruolo, Hermione in The Winter’s Tale, e alla fine della stagione lei e il fratello John Kemble lasciarono il Drury Lane. Sarah si spostò in Irlanda, dove, nonostante i segni dell’età cominciassero a farsi sentire nella sua recitazione – come riportarono alcuni critici –continuò a riscuotere successi, fra i quali l’interessante e acclamata interpretazione in Hamlet, a Dublino, il 27 luglio 1802. Pochi anni dopo ritornò a Londra e proseguì le sue tournée per i successivi venti anni. Fu nuovamente al Covent Garden per breve tempo, ma ancora una volta il teatro ricostruito si rivelò un ostacolo per la sua recitazione.
Dopo un’ultima ed emozionante esibizione nel ruolo di Lady Macbeth sul palco del Covent Garden, il 29 giugno 1812, lasciò le scene definitivamente, ritirandosi a Westbourne Farm, a Londra. Fece ancora qualche apparizione teatrale, soprattutto privatamente, e nonostante l’organizzazione di una petizione per richiamarla alle scene, non tornò mai a recitare per il suo pubblico numeroso ed entusiasta. Ormai la sua fama era tale da renderla un’icona intramontabile e già cristallizzata, tanto che il critico William Hazlitt scrisse che sarebbe stato sufficiente vederla soltanto un volta nel ruolo di Lady Macbeth, poiché l’impressione che lasciava sarebbe stata rovinata da successivi tentativi di riprodurla. In questo rivolgeva anche un’aspra critica alle occasionali performance di Siddons dopo il suo ritiro. La sua ultima e definitiva apparizione pubblica fu nel giugno del 1819, in un evento di beneficenza per Charles Kemble.
Provata dalla morte di molti familiari, Sarah passò gli ultimi anni della sua vita avvolta in una profonda malinconia. Il 31 di maggio del 1831 si ammalò gravemente e in un rapido peggioramento morì l’8 giugno, a 75 anni. La sua fama rimase e crebbe dopo la sua scomparsa, che fu seguita dalla pubblicazione di diverse biografie, ad alcune delle quali l’attrice collaborò personalmente. Una delle più importanti è “Memoirs of Mrs. Siddons” (1827) di James Boaden.
Bibliografia
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