Questo numero de La questione Romantica raccoglie le elaborazioni finali di alcuni interventi proposti nel corso di un seminario sul dramma storico prodotto e rappresentato dalle donne tra fine Settecento e i primi decenni dell’Ottocento in Europa, che si è tenuto nel 2003 presso il Centro di Studi Romantici dell’Università di Bologna, nell’ambito di una più vasta ricerca interdisciplinare e pluriennale coordinata da Lilla Maria Crisafulli e Cecilia Pietropoli e dedicata a «La drammaturgia femminile e la sperimentazione dei generi teatrali nell’Europa Romantica». Il seminario, che ha visto la partecipazione di studiosi di diverse aree linguistiche dell’Università di Bologna e di alcuni ospiti provenienti da altre Università, aveva lo scopo di rilevare l’ampio spettro delle forme che il dramma storico di mano femminile assume in alcuni paesi europei come reazione e strumento di analisi di specifiche situazioni in diversi contesti. Se è vero, come György Lukács affermava nel suo Der historische Roman (1957), che un’insistente curiosità nei confronti del proprio passato nasce dopo che una rivoluzione di vasta portata ha scosso alle fondamenta l’assetto sociale, economico e politico di una nazione e di un popolo, sono allora dapprima le rivoluzioni americana e francese e poi l’espansionismo napoleonico e il conseguente affermarsi di istanze nazionalistiche a risvegliare in tutta Europa un nuovo interesse per la storia e ad alimentare l’esigenza della sua rappresentazione. I saggi qui raccolti prendono dunque in considerazione le opere di autrici che drammatizzano i fatti della storia contemporanea (valgano per tutte gli esempi di Olympe de Gouges in Francia, che porta in scena la rivoluzione francese della quale ella stessa sarà di lì a poco vittima e di Elizabeth Inchbold in Inghilterra); pari rilievo hanno drammi c he cercano ispirazione e materiali nella storia del passato (a volte la propria, più spesso la storia di paesi lontani e percepiti come esotici, come nei drammi The Vespers of Palermo e The Siege of Valencia di Felicia Hemans), allo scopo di ricercare le radici e l’identità della propria nazione, oppure di proiettare su un tempo lontano e dai contorni indefiniti i conflitti e le istanze del presente. Proponendosi un’indagine di ampio spettro, la ricerca ha sollevato questioni relative alle scelte formali compiute all’interno di una drammaturgia che tra Sette e Ottocento si dibatte tra il retaggio neoclassicista e le innovazioni romantiche, nonché quesiti concernenti la portata pedagogica e rivoluzionaria del dramma storico come genere con forti connotazioni politiche e ideologiche. Se c’è un filo che collega le opere e le poetiche delle drammaturghe prese in considerazione, e che supera le specifiche scelte contenutistiche e formali, è la prassi di riportare eventi di vasta portata e di incommensurabili conseguenze, come rivoluzioni, occupazioni e tirannie, a una dimensione domestica e privata. Le donne dimostrano di avere recepito quasi istintivamente il dettato della storiografia romantica che induce a considerare la disciplina della storia come resoconto non solo dei grandi eventi e delle biografie di sommi personaggi, ma anche della ricaduta che tali fatti e personalità hanno sulla vita dei singoli e degli umili. Da questa prospettiva le drammaturghe tracciano le corrispondenze tra i conflitti epocali e le ribellioni all’oppressione e le proprie personali istanze di libertà nei confronti della tirannia patriarcale in ambito famigliare e del dominio maschile nel mondo della cultura e del teatro. È quindi comprensibile come nei loro drammi il progredire dell’azione sia affidato principalmente agli interventi di personaggi secondari e come i personaggi positivi e costruttivi risultino essere principalmete di sesso femminile. Donne di grande femminilità, ma anche di grande forza politica e morale, create dalla sensibilità di drammaturghe, si adoperano, in drammi storici con precise finalità politiche, per inscenare un conflitto tra l’ordine femminile e quello maschile, al fine di sradicare nell’immediato il potere obsoleto e immobile dell’ordine patriarcale e di preparare il terreno per una futura e definitiva ricostruzione del mondo in termini più equi. Scopo dei saggi contenuti in questo numero è dunque quello di mostrare come, in circostanze esistenziali e culturali varie e in diversi paesi, la rivisitazione femminile di tradizioni teatrali e regole drammaturgiche comporta una trasformazione radicale del genere del dramma storico e della nozione del tragico, alla luce di una percezione femminile del passato del tutto originale e personale, tale da fare ipotizzare l’esistenza di una teoria femminile della storia.

Questo numero de La Questione Romantica è stato curato da Lilla Maria Crisafulli e Cecilia Pietropoli