In ambito romantico, l’incontro fra le arti è non solo consueto ma alla base della stessa poetica del romanticismo e il dialogo inter-artistico si colloca soprattutto nelle relazioni fra le due «arti sorelle» per eccellenza, la poesia e la musica. Se tutti i grandi poeti romantici guardano al linguaggio della musica come inarrivabile modello di purezza espressiva ed affettiva, viceversa non c’è musicista del periodo romantico che non intrattenga rapporti vitali con la parola poetica, sia nella forma del testo da musicare o nella forma più specifica del libretto operistico, sia come compiuto «discorso» lirico in senso più lato. Ciascuna delle due sorelle «invidia», nell’accezione di emulare, le doti dell’altra. La simbiosi fra le due arti che ne risulta se produce generi quali le ballate liriche o drammi lirici che costellano l’universo poetico romantico con la sua costante tensione verso la veicolazione dell’emozione pura, del linguaggio dell’assoluto, originano altresì forme quale il poema sinfonico che ambisce alla doppia articolazione, fra suono e senso, che la parola possiede nel modo più pieno.
Novalis afferma che la musica rappresenta il punto limite a cui tendono tutte le arti, e in particolare la poesia, mentre agli occhi di Swinburne, il Kubla Khan di Coleridge e «assoluta melodia» o, come egli scrive, «il più straordinario di tutti i poemi» perché, egli aggiunge, «Un istinto squisito unito ad una sottile scienza del verso ne ha fatto il modello supremo di musica nella nostra lingua». Per P.B. Shelley, d’altro canto, fu Dante a creare il più alto e melodioso di tutti i linguaggi, «un linguaggio che è in se stesso musica». Shelley d’altra parte rifiuta il linguaggio quale ambigua espressione del potere. Egli ammette, non senza contraddizioni e crisi personali, che la lingua non potrà mai essere realmente «referenziale» e, contro un linguaggio che, per usare l’evocativa definizione di Foucault, rappresentava la morte infinita, egli crea il suo Prometheus Unbound. II poema shelleyano mette in scena un linguaggio ibrido fatto di parola, musica e danza. Nel Prometheus Unbound la musica, tradizionalmente asemantica, si trasforma in mezzo e agente polisemico, capace di risvegliare nella mente una scintilla prometeica che svelerà una realtà altrimenti «imageless».
Specularmente Wagner pone l’accento sulla capacità della musica di esprimere il sentimento in tutte le sue sfumature e guardando indietro verso Beethoven e la grande generazione dei compositori romantici, sostiene «Bisogna tornare in quello stato originario in cui poeta e musicista “sono una sola e medesima cosa”, perché ognuno sa e sente ciò che l’altro sa e sente. II poeta è diventato musicista, il musicista il poeta: ora essi formano ambedue l’uomo artistico completo» (Oper und Drame).
È in questa formula di musicista-poeta o, di converso, di poeta-musicista che l’estetica romantica esprime al meglio la sua ricerca espressiva e apre alla modernità, all’ibridazione, alla creazione di un nuovo linguaggio che non scolpisce ma suggerisce, che non domina la ratio ma parla all’anima e dà forma al silenzio dell’inconscio.