Lettera di G. G. Byron agli insorti napoletani

[ottobre? 1820]

Un inglese, amico della Libertà, avendo sentito che i Napoletani permettono anche ai stranieri di contribuire alla buona causa, bramerebbe l’onore d’aver accettato l’offerta di mille luigi, la quale egli azzarda di fare. Già testimonio oculare non molto fa della tirannia dei Barbari nei stati dei loro usurpatori dell’Italia, egli vede con tutto l’entusiasmo di un uomo ben nato la gloriosa deteminazione dei N[apolitani] per confirmare loro ben’ acquistata Indipendenza. Membro della Camera dei Pari della Nazione inglese, egli sarebbe un traditore ai principii che hanno posto sul’ trono la famiglia regnante in Inghilterra se non riconoscesse la bella lezione di bel nuovo così data ai popoli ed ai re. L’offerta che egli brama di presentare [è] pocha in se stessa- come bisogna che sia sempre quella di un individuo ad una nazione ma egli spera che non sarà l’ultima della parte dei suoi compatrioti.
La sua lontananza dal’ frontiere e il suo senso di sua poca capacità personale di contribuire efficacemente a servire la nazione, l’impedisce di proporsi come degno della più piccola commissione che domanda e del’ talento; ma se come semplice volontario la sua presenza non sarebbe un’ incommodo a quello che l’accettasse egli riparrebbe a qualunque luogo indicato dal’ Governo n[apolitano]. Per ubbidire l’ordini e partecipare i pericoli del suo Superiore, senza aver dei altri motivi che quello di dividere il destino di una brava nazione resistendo alla se-dicente Santa Allianza, la quale aggiunge l’ippocrisia al despotismo.

La fascinazione medusea della Rivoluzione francese in cui si confrontano e convivono positivo e negativo  nella esperienza del mondo, conduce, da una parte all’idea di cosmopolitismo ideologico che fonda la libertà dell’uomo come appropriazione laica dell’ecumenismo cristiano e , dall’altra, spinge sul piano territoriale e psicologico a una definizione etnica e culturale racchiusa nei concetti di popolo e patria. Internazionalismo  e Nazionalismi nascono così in contrasto ma anche in conformità con le idee maestre dei rivoluzionari , o piuttosto degli enciclopedisti che sono alle loro spalle.
I Romantici che ereditano queste verità contradditorie sono anch’essi. come i moderni di Perrault, dei nani sulle spalle  dei giganti il cui sguardo spazia per questo più lontano. La nazione, proprietà privata del re, è ormai passata, rousseaunianamente, alla sovranità popolare e, con un notevole sviluppo democratico, essa finisce per rappresentare la maggioranza del popolo. L’artista romantico coniuga così i valori storico-culturali sovranazionali  dell’età dei Lumi ( La Repubblica delle Lettere [2] del Muratori) con la centralità e primarietà  dell’idea di nazione quale emerge durante la Rivoluzione francese. Un’idea che, del resto, alimenta l’impero napoleonico traducendosi in disseminazione nell’intera Europa dei valori nazionali. La maggioranza del popolo- chiamata dalla rivoluzione alla leva militare a costituire un esercito di “cittadini”- attraverso deleghe rappresentative, costituisce il perno del nuovo pensiero politico incentrato sulla determinazione di bisogni e di valori non più privati ma pubblici, ossia rispondenti alla necessità di popolazioni e territori posti nell’amibto di una lingua comune.
Mentre in Germania l’unificazione linguistica e nazionale era venuta con Lutero  attraverso la traduzione della Bibbia, in Italia, anch’essa divisa geopoliticamente tra principi, duchi, e re, ma soggetta all’impero vaticano della delega liturgica alla Chiesa, e quindi lasciata lontana dai testi sacri, la lingua comene non apparve che molto più tardi. all’inizio del nostro secolo. In Germania la lingua di Lutero fu ripresa quale spirito profondo e unitario di tutto il popolo tedesco dell’intellighenzia settecentesca, che con Herder, Grimm e i fratelli Schlegel annuncia il primato della parola sull’immagine superando il sensualismo barocco e il simbolismo emblematico del neoclassicismo. La parola, come forma naturale di comunicazione, diventa per i romantici tedeschi quanto per quelli inglesi la strada maestra per un recupero delle origini e per il riconoscimento di una costituzione organica del mondo (Wordsworth e Coleridge). E’ allora Lutero, l’uomo del Medioevo, che gli intellettuali tedeschi si richiamano per affermare, con il Faust di Goethe, insieme il bisogno di soggettività e la sicurezza di un approdo comunitario, l’io moderno e la “gemuetliche alte Zeit”.
In Italia la forte divisione, provocata dal diffuso analfabetismo, fra lingua colta e popolare, fra letteratura e dialetti, allontana sempre più gli intellettuali dal popolo, impegnandoli tuttavia a spingere la cultura verso un’analisi politica della società. Non a casa il Risorgimento italiano passa attraverso le grandi scelte romantiche dell’unità e dell’identità della nazione. Da Napoleone a Garibaldi a Mazzini, i concetti di Nazionalismo e Internazionalismo saranno paradossalmente in conflitto e in parallelo tra loro nella configurazione dei una patria territoriale e di un’Europa ideale (La Giovine Italia  e La Giovine Europa di Mazzini) . Questa stessa assurda pacificazione dei contrasti tra patria e mondo, nazione e Europa è fortemente sentita dalla giovane generazione romantica inglese di cui Byron e Shelley costituiscono i pi ù alti esempi letterari e politici nella loro attenzione ai casi d’Italia e di Grecia- attenzione che non trascurava l’analisi severa del proprio paese.
Fu del resto l’età romantica a mettere insieme, in modo non solo conflittuale, europei e paesi mediterranei e asiatici. Già nell’età illuminista il rovesciamento dell’ordine feudale e dell’Orbis Pictus dei cattolici aveva consentito il confronto di parità con altri popoli. Le Lettres Persanes (1721) di Montesquieu manifestano il bisogno che il nuovo europeo avverte di guardare se stesso dall’esterno; d’altra parte la traduzione delle Mille et une Nuits, per mano di Galland (1704), apre a un’infintià di traduzioni del famoso testo arabo in tutte le nazioni europee. Sulla scia Samuel Johnson scrisse The Prince of Abyssinia (1759) che inaugurò il genere esotico nella letteratura inglese del ‘700 fino alla straordinaria produzione che da Goethe arriva fino a Byron e oltre.
La via tracciata da Galland porta con sè, dopo il latino, la nuova lingua franca d’Europa, il francese. Jan Potocki, grande viaggiatore, aristocratico della corte polacca, sarà universalemente noto perchè il suo Manoscritto trovato a Saragozza (1812) esce in francese; la lingua francese da est a ovest diventerò la lingua veicolare della cultura e della diplomazia fino alla prima guerra mondiale. Attraverso il francese i capolavori delle diverse nazioni non sono solo resi subito accessibili ma anche la loro traduzione nelle singole lingue nazionali è resa agile e immediata, alimentando e accelerando così la circolazione degli ideali romantici.
Ringraziamo l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli per averci concesso di includere in questo numero alcuni degli interventi presentati al seminario internazionale su “Letteratura Romantica: Nazionalismo e Internazionalismo” da noi organizzato e svoltosi a Ischia nel marzo 1995 presso il Circolo Sadoul. Gli interventi sono di M. Bustler, V. Fortunati, W. Keach, R. Mordenti, R. Stevenson.