COURS

Activités séminariales - Université de Bologne

Bologna 2007-2008

Tradizione plutarchea
Prof.ssa Maria Paola Funaioli (maggio 2008)

Notevole fu l'ammirazione nutrita da molti degli scrittori settecenteschi nei confronti di Plutarco.
Vittorio Alfieri, nella redazione della sua autobiografia (Vita del conte Vittorio Alfieri da Asti scritta da sé medesimo), prese lo scrittore greco a modello; Voltaire, suo grande ammiratore, ne riprese aneddoti e moduli in Zadig e nel Candide; l'Ortis, in Le ultime lettere di Iacopo Ortis del Foscolo, racconta a Lorenzo, destinatario delle sue lettere, di rileggere continuamente questo libro, assurto nel tempo a speculum delle virtù etiche e morali del civis ideale.
Anche Laurence Sterne, nel suo The Life and Opinion of Tristram Shandy, Gentleman, lo cita.
Il riuso di Plutarco da parte di scrittori successivi, particolarmente di Voltaire, presenta un certo interesse.
Le Vite parallele di Plutarco si presentano, più che come un documento storiografico, come un romanzo in forma di biografia. L'autore, nato a Cheronea, in Beozia, nel I secolo dell'era volgare, seppur vivendo in terra greca, conobbe il latino e le sue fonti furono, in gran parte, redatte in questa lingua.
La questione delle fonti dell'opera è ancor oggi dibattuta all'interno della filologia classica.
Sicuramente Plutarco trasse parte delle informazioni confluite nelle Vita dagli storiografi e dai retori antichi, come anche dall'archivio di stato di Atene.
La raccolta di biografie si presenta in una serie di 46 coppie (di cui la prima metteva a confronto le biografie di Epaminonda e di uno Scipione, con molta probabilità l'Africano) che mettono a confronto eroi, personaggi di elevata caratura morale greci con altri latini.
Nell'accostarsi ad essa, occorre tenere sempre presente la distinzione tra storiografia e biografia, nonché la particolare concezione di quest'ultima nella letteratura ellenica.
Il genere biografico si origina, nell'arco della produzione letteraria della Grecia antica, ad opera di grammatici. Esso ha dunque un conclamato intento retorico.
Una funzione particolare è svolta, nelle biografie plutarchee, dall'aneddoto, insieme racconto di un fatto e veicolo di un messaggio morale (va ricordato che Plutarco fu anche autore di una raccolta, i Moralia, di sentenze e aneddoti vertenti su questioni etiche). L'approccio di Plutarco con la letteratura fu senz'altro di tipo etico. Il suo impianto di base è platonico.
Il modello del confronto tra personaggi greci e personaggi latini è ripreso da Cornelio Nepote, che fu il primo a proporlo.
Nell'età dei Lumi, Plutarco fu conosciuto nelle traduzioni dell'Amyot, cinquecentesca, e del Dacier (1721).
Gli Illuministi ne furono estimatori, poiché le sue biografie riportavano aneddoti di esemplificazione delle virtù civiche e si facevano portavoce del concetto di autonomia individuale e libertà. Il Voltaire ed il Montesquieu ne furono ammiratori; il primo se ne ispirò per la composizione di romanzi, di tragedie e delle Histoires.
Vittorio Alfieri, nella sua Vita, e Jean-Jacques Rousseau, nelle Confessions, come anche Ugo Foscolo in Le ultime lettere di Iacopo Ortis, forniscono al lettore contemporaneo un dettagliato ed appassionato resoconto dell'effetto della lettura di quest'opera.

Marilina Gianico