Il
Romanzo italiano del ‘700
Prof. A. Battistini
Università di Bologna
In
questa lezione viene affrontato il tema del romanzo nel ‘700
attraverso l’analisi delle sue caratteristiche. Nel
passaggio dalla civiltà dell’antico regime a
quella moderna, cambia anche la prospettiva del letterato,
che non è più un uomo di corte che vive di mecenatismo,
ma un professionista che vive delle opere che vende. Nell’Introduzione
al Tom Jones di Fielding si afferma infatti che lo scrittore
non è più un padrone di casa che invita e sceglie
il menu per i suoi convitati ma il proprietario di un ristorante,
che deve accontentare gli avventori, i quali, poiché
pagano, hanno il diritto di criticare.
Il pubblico quindi cambia: non si scrive più per pochi
lettori come i nobili, ma per un pubblico più vasto,
cioè borghese, che ricomprende anche le donne; si passa
inoltre da una lettura di tipo intensivo, che prevede pochi
libri letti approfonditamente, ad una estensiva, che contempla
molti testi ma di valore commerciale.
Anche il rapporto tra soggetto e lettore si modifica: se la
trattazione epica del ‘600 non permetteva al fruitore
dell’opera di avvicinarsi all’altezza dell’eroe
rappresentato, il protagonista del romanzo settecentesco permette
invece una facile identificazione.
La tipologia del romanzo è inoltre molteplice. Con
l’affermazione del ceto borghese c’è anche
l’esaltazione dell’individuo, che porta alla forma
del Romanzo Autobiografico, mal giudicato nel ‘600,
perché visto come atto di superbia.
Continua la fortuna del Romanzo Picaresco, mentre si afferma
il “conte philosophique” alla Voltaire. Compare,
considerato il periodo di scoperta e riscoperta dell’antichità,
il Romanzo Archeologico, in cui viene in auge un esotismo
non spaziale ma temporale.
Considerevole è soprattutto il successo del Romanzo
Sentimentale, basti pensare alla Manon Lescaut, alla Pamela
o alla Nouvelle Héloïse, come anche di quello
Utopico: i Gulliver’s Travels ne sono un esempio.
Non meno importante è il Romanzo Epistolare come quello
delle Ultime lettere di Jacopo Ortis.
A questa varietà di forme corrisponde una diversificazione
delle tematiche, che dal senso dell’onore inclinano
verso l’idillio, l’erotismo, il patetico, il tragico
e il sentimentale.
Il romanzo del XVIII secolo si rivela dunque essere un genere
sperimentale e dunque fluido, considerato, proprio perché
refrattario a regole, anarchico e sovversivo, fino ad essere
giudicato dalla critica italiana negativamente, soprattutto
nel confronto con quello del secolo successivo, più
attento ed accurato dal punto di vista psicologico.
Un’analisi maggiormente obiettiva del Romanzo del ‘700
è relativamente recente e presenta una rivalutazione
del genere, che oltre a delectare, tenta anche di avere fini
didattici, ovvero di docere.
Stefania
Santalucia