Séminaire
international sur l'Émergence de l'inconscient dans les littératures européennes,
organisé par le DESE en collaboration avec Scuola
Superiore di Studi Umanistici dell'Università di Bologna.
7
juin 2005
Clara
Muscatello e Paolo Scudellari
Incursione nel mondo della mania: Happy Days di Samuel
Beckett
Definita
la mania come una condizione psicopatologica caratterizzata da grande
euforia, fuga delle idee e definito il quadro clinico di tale condizione,
con riferimento alle teorie di Winnicot e Bion, il discorso della
Professoressa Muscatello e del Professor Scudellari, si è
spostato sull’analisi del monologo di Winnie figura centrale
di Happy Days di Samuel Beckett in cui la desolazione esistenziale
dei personaggi, resa evidente dalla loro condizione e posizione
sulla scena, cerca di essere mascherata dal discorso della donna,
nel quale i due psichiatri riscontrano gli schemi linguistici tipici
del quadro maniacale.
Il pensiero autentico, creativo, viene, in Happy Days, sostituito
dal non-pensiero, dal susseguirsi di stereotipi linguistici e di
frasi fatte. Il pensiero creativo genera dei simboli per esorcizzare
la perdita dell’oggetto d’amore; tale perdita viene
compensata creando un oggetto simbolico riparatore, definito da
Winnicot “oggetto transizionale”. La mania, al contrario,
nasce dalla negazione del dolore; la parola, il discorso a ruota
libera e spesso su argomenti futili, rispecchiano dunque una necessità
di allontanarsi dall’oggetto perduto. La difesa maniacale
funziona come negazione di ciò che crea angoscia, che può
essere una perdita, un’assenza, la morte. Si può considerare,
secondo la professoressa Muscatello e il professor Sudellari, il
testo di Beckett come una vera e propria analisi strutturale del
discorso del maniaco. Nel monologo di Winnie, la parola, diventa
strumento per colmare il vuoto della morte e del nulla, essa è
dilatata e tende ad occupare tutti gli spazi, tutti i silenzi rivelatori
del vuoto esistenziale dei personaggi.
Sono stati analizzati dei frammenti del testo alla ricerca dei comportamenti
linguistici stereotipati del maniaco e che si possono così
riassumere:
• tendenza all’enumerazione
• descrizioni estremamente dettagliate
• ripetizioni di parole o di piccole frasi
• portare avanti il discorso associando parole o frasi per
assonanza.
La
prospettiva psichiatrica adottata nell’analisi del testo teatrale
ha evidenziato la ricchezza del testo beckettiano che si offre a
diversi livelli di lettura, al di là del discorso critico-letterario
e riesce a rendere meccanismi linguistici che rientrano perfettamente
nei canoni del linguaggio psicopatologico a dimostrare l’estrema
capacità ed efficacia di rappresentazione del disagio esistenziale
portata avanti da Beckett in Happy Days.
Valentina
Fenga (Università di Bologna)
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