Viaggi e visioni di re, sufi e profeti

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A lungo l’area delle lettere romanze e quella delle lettere arabo-persiane sono sembrate ai più estranee l’una all’altra, nonostante gli audaci, pionieristici studi di un Alois R. Nykl, di un Italo Pizzi, di un Miguel Asin Palacios. Oggi questo filone di ricerca sta ritornando in primo piano. Si scopre che temi quali il viaggio visionario o quello dell’amore angelicato affascinarono Dante quanto Ibn ‘Arabī, Sanā’i o Attār, Cino da Pistoia e Cavalcanti quanto Hāfez o molti altri “stilnovisti” persiani, arabi e turchi. Questo lavoro si propone di affrontare uno di questi grandi temi che attraversano la sensibilità poetica e religiosa dell’ ecumene arabo-latina. Sì, perché oggi ci appare sempre più evidente che l’anima arabo-islamica e l’anima latino-cristiana non formarono nel Medioevo due entità incomunicanti, ma attinsero in larga parte a fonti comuni (l’eredità biblica ed ellenistica, l’insegnamento di Avicenna e Averroè), a miti comuni (l’impero universale di Alessandro) e, soprattutto, sognarono a occhi aperti il medesimo viaggio al cielo leggendo nei piani della cripta cosmica la medesima arcana “Scala del paradiso”                       

C.Saccone, Viaggi e visioni di re, sufi e profeti. Storia tematica della letteratura persiana classica,vol. I, Luni Ed., Milano 1999 

                        

Viaggi e visioni di re, sufi e profeti
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1999